Ci ha lasciati all’età di 91 anni, il Maestro Ennio Morricone, e da ora in poi il mondo è un po’ più silenzioso. Il grande compositore per il cinema ha fatto sì che le sue note risuonassero in tutto il mondo, grazie a partiture indimenticabili, indelebili nelle menti di tutti noi, molte riconoscibili sin dalle prime note, popolarissime nonostante la loro struttura e la loro complessità.
C’è chi direbbe che è la misura del genio: la capacità di unire in un solo coro il pubblico e la critica. Di certo, un vuoto Ennio Morricone lo ha lasciato nel cuore di molti. Il mondo ha perso un gigante, soprattutto se pensiamo che il Maestro era ancora attivissimo nel suo lavoro e che, solo quattro anni fa, ha vinto un Oscar per una colonna sonora freschissima, che non lasciava intuire alcun segno di senilità o stanchezza nel suo orecchio sopraffino.
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Ennio Morricone su un muro di Trastevere
A firmarlo è Harry Greb, artista non nuovo agli omaggi ai personaggi eccellenti del cinema e della musica, nonché dell’attualità tutta. Suoi sono i ritratti su muro di Anna Magnani, Mino Reitano, Bruce Lee… Come MauPal ha ritratto Papa Francesco, ma realizzandone una figura mitologica, con il busto del Pontefice e le gambe della Sposa di Kill Bill, armato di katana.
Greb è anche l’autore di diversi interventi murali su George Floyd, sul movimento Black Lives Matter, su Silvia Romano… Le sue sono decisamente espressioni istantanee di un artista che commenta visualmente i fatti dell’attualità mondiale. Non poteva, in effetti, non essere influenzato dalla dipartita di colui che, già da tempo anche in vita, ha ispirato tantissimi artisti in tutto il mondo, non solo in ambito musicale.
La fotografia originale, di Renato Brugnola
Lo stick su Ennio Morricone, santificato
Harry Greb è partito dalla celeberrima fotografia di Renato Brugnola, il ritratto del Maestro conosciuto da tutti, quello in cui mima il gesto del silenzio, invita ad ascoltare, a lasciare spazio alla musica e alle emozioni che ne derivano. Silenzio, per rispetto all’arte, ma anche e soprattutto per carpirne le sfumature, per restarne rapiti, per viaggiare lontano grazie alle note, magari ricordando film epici che la distanza ce la hanno già fatta percorrere.
Ennio Morricone che invita al silenzio, nella foto che poi diventò anche la copertina della sua autobiografia, Inseguendo quel suono, scritta in conversazione con un altro giovane compositore, Alessandro De Rosa.
Inseguendo quel suono, l’autobiografia di Ennio Morricone, scritta con Alessandro De Rosa
La giacca, nera, elegantissima, la classica che un direttore d’orchestra indossa durante le sue performance, è modificata con un espediente alquanto fumettistico. È un collage, sembrerebbe fatta di ritagli di giornale. A ben guardare, però, si tratta di locandine: sono i poster degli storici film per i quali Ennio Morricone ha composto le colonne sonore originali. È ancora una volta la sua musica, legata a doppio filo all’immagine per la quale è stata concepita. Quella musica che al cinema ha dato ben più di un commento, molto più di un contrappunto: una musica che spesso si è fatta identità stessa, riconoscibilità immediata per il film, per un regista, per un racconto complesso e insieme semplice, apprezzabile da chiunque, che con quel suono si eleva.
Harry Greb ha saputo sintetizzare tutto questo. Il Maestro è morto. Lunga vita al Maestro.