“Se un nuova immagine su muro appare in città e nessuno la vede, fa rumore?”, si chiede Giuditta Giardini su Arteconomy del Sole 24 Ore. Era inievitabile che la pandemia Covid ispirasse gli artisti di tutto il mondo. Ed era altrettanto logico pensare che i primi a esprimersi fossero proprio gli street artist, impegnati come sono nel commento del tessuto sociale, nella critica all’agire di massa e nel voler molto spesso veicolare un messaggio, un’urgenza di comunicazione che si fa voce di tantissime voci.
Sì, l’immagine fa rumore, a nostro avviso. Poiché ci siamo noi a parlarne. E se moltissimi musei consentono i tour virtuali e gratuiti delle loro sale, attraverso app e siti ufficiali durante questo Covid Lockdown, è piuttosto naturale che quell’enorme museo mondiale a cielo aperto che sono i muri delle città offrano la medesima esperienza, insieme frammentata e moltiplicata.
Ci siamo chiesti come fosse possibile. E anche se fosse corretto. Un artista che, in pieno lockdown, esce di casa per dipingere un muro. E mentre noi ci facevamo questa domanda e Manu Invisibile usciva con tanto di autocertificazione “per comprovate esigenze lavorative”, chi ha sbalordito tutti è stato, ancora un volta, Banksy.
Topi scatenati: il Covid lockdown secondo Banksy
Non è sempre il più gradito e in molti potrebbero sindacare che tecnicamente altri hanno più talento. Certo lo stile minimalista che va dritto al nocciolo della questione ragiunge innegabili livelli in Banksy. In ogni caso, concettualmente parlando, come fa centro lui non lo fa nessun altro. Non si esce di casa? E allora dipingo le pareti del bagno. Con ironia. “My wife hates it when I work from home”, ironizza l’artista – affermando così che lo smart working non può funzionare per tutti – lo posta sui social e i notiziari di tutto il mondo ne parlano. Milioni e milioni di visualizzazioni, condivisioni, dibattiti, già dal primo giorno. Non è un murale, ma un vero set: i topi dipinti sui muri e sui sanitari si integrano alla perfezione con gli oggetti fisici: carta igienica, water, un tubetto di dentifricio, ecc. Ecco che l’opera d’arte prende vita, si integra con l’ambiente casalingo, così come la street art fa con il tessuto sociale nel quale si inscrive.
Il bisogno è fisiologico…
Restiamo nel bagno, con grande ironia. Sono stati in due a scherzare sopra il terrore comune di non riuscire a trovare più la carta igienica. Urgenza della quale, francamente, non abbiamo sentito il bisogno, giacché le forniture non sono mai venute a mancare. Ma prendendo in prestito dal cinema un paio di personaggi molto popolari, Syro.One a Metz ed Eme Freethinker a Berlino hanno posto l’accento proprio su questo. In Francia un giovane Indiana Jones valuta come poter afferrare un rotolo dorato in The Precious, mentre a Berlino Gollum sta per mettere le mani su Mein Schatz, il mio tesoro. Vividi gli sguardi, bellissime le riproduzioni. A volte si può anche ironizzare, con affetto, sulle paure collettive.
Baci dalla California ai tempi del Covid
Mascherine, mascherine e ancora mascherine… Compaiono ovunque, dal Libano a Madrid, una in ogni luogo noto di ogni paese. Volti coperti, dipinti da mani più o meno conosciute. Ed è così che Pony Wave, artista vegana (come ama definirsi) che disegna rose stilizzate ovunque e sta vendendo le sue mascherine dipinte. Le stesse mascherine che indossano i due protagonisti del suo murale a Venice Beach, California: un uomo e una donna, un bacio, ciò che più di ogni cosa in questo momento ci viene negato.
E Baci anche da Roma – Hogre magnifico
Hogre è un artista caustico e puro nel suo essere dirompente. La sua carica di subvertising è innegabile, diretta, senza fronzoli e molto spesso anche fastidiosa. Come è anche giusto che sia, per molti versi, data la natura della street art. Pertanto il suo Bacio ai tempi del Covid è stato qualcosa che ha fatto indignare molti, sorridere chi scrive e dividere le opinioni. Perché poco dopo il lockdown un’opera di Hogre appare nel Parco degli Acquadotti a Roma. Parco archeologico, patrimonio dei Beni Culturali. Anche se di fatto acquedotti e cisterne sono alla mercé di tutti e non di rado sono stati vandalizzati. Ebbene, è proprio questa l’accusa mossa a Hogre: ha vandalizzato un monumento, ha deturpato un reperto storico. Anche La Repubblica ha scritto che “lo street artist Hogre imbratta un pezzo di acquedotto romano”. In realtà il bacio impedito dalle grosse maschere antigas vede due amanti incastonati alla perfezione, come la pietra preziosa in un gioiello preesistente, nell’enorme rudere di epoca romana che è l’acquedotto. Una cisterna che ha già subito numerosi interventi e che è lì, resistente, a disposizione del Quartiere Tuscolano. Il disegno di Hogre sta nei pressi del Quadraro. E non deturpa affatto il rudere, in quanto è stato realizzato su una tamponatura in cemento, un intervento innegabilmente maldestro e poco rispettoso della storia, risalente agli anni Ottanta. Per giunta, in precedenza già vandalizzato da un “Forza Lazio” scritto con una bomboletta, espressione popolare e urgenza di tifoseria che ci appare ben meno artistica.
Hogre rompe gli schemi. Anche quelli all’interno dei quali la street art si sta rinchiudendo e si va codificando, di fatto arrendendosi a una legalità che non le appartiene. Nei codici c’è quello di non toccare il patrimonio storico, ragion per cui la street art si esprime meglio nelle periferie. Hogre rompe i divieti del lockdown, rompe le convenzioni e innesta nel patrimonio antico la sua arte dirompente e contemporanea. Lo arricchisce, a nostro avviso anche rispettandolo, dal momento che solo la tamponatura è stata dipinta e non la cisterna storica. E rompendo gli schemi, rifonda il concetto di sfida alle regole che sta alla base della street art. Perché nei limiti del rispetto reciproco, l’artista non sottostà a ogni regola senza rifletterci, solo perché gli viene imposta. Come ha scritto Claudio Gnessi: “Hogre innesta quindi fisicamente il contemporaneo nella Storia usando una declinazione artistica (l’opera pittorica muraria) che, per lui e per molti, è il contemporaneo per definizione, sperimentando una coerenza tra tra forma dell’espressione e forma del contenuto davvero inedita. L’artista obbliga il monumento a riacquistare la parola, non per raccontarci il passato, ma per confrontarsi con l’oggi, moltiplicando il suo potere narrativo”.
Scattati un selfie con la mascherina
Diversi siti stanno attribuendo i lavori romani di TVBoy al periodo Coronavirus. I murales con la dicitura Clear Air Now sono disseminati in tutta Roma. Pasolini, la Vespa di Vacanze Romane con Gregory Peck e Audrey Hepburn, il Papa e Totti. Tutti con la mascherina. Ma era un progetto precedente, contro l’inquinamento, in collaborazione con Greenpeace. L’artista si trova ora a Barcellona, dove ha fatto comparire un lavoro probabilmente dipinto altrove in precedenza – dal momento che è incorniciato. Si tratta della Gioconda, con il suo sorriso, il più enigmatico della storia dell’arte, coperto dalla mascherina. La donna tiene poi in mano uno smartphone, nell’atto di scattarsi un selfie. Come probabilmente, almeno una volta, ha già fatto ciascuno di noi.
Restate a casa… davanti alla TV
I Simpson sono l’epitome della famiglia media americana. Seduta tutta assieme davanti al TV, su un vecchio divano, largo e confortevole. Sweet Home è la loro rappresentazione, per mano di Nello Petrucci, comparsa nella notte tra il 10 e l’11 marzo nei pressi del Centro Commerciale La Cartiera, alla periferia di Pompei. Probabilmente realizzata altrove e in precedenza, l’opera è stata quindi installata e poi corredata con una scritta, Stay Home, che esce dai suoi margini e invade il muro. Un esempio di comportamento: i Simpson a casa, con le mascherine sul viso, per contenere il contagio.
Ciò di cui abbiamo bisogno al tempo del Covid
Un abbraccio. Il contatto umano. Ciò che più di tutto ci viene negato è ciò di cui abbiamo maggiormente bisogno. Conforto è l’opera di Manu Invisibile comparsa a Milano, nel quartiere Porta Vittoria, il 4 aprile. L’artista sardo ha commentato e spiegato ciò che l’opera mostra con una terrificante dolcezza: “l’opera rappresenta una delle figure “invisibili” vittima del Covid 19, stretta in un abbraccio “non concesso” a un proprio caro. A fare da cornice all’opera, un luogo abbandonato, proprio come i valori di un epoca già passata”.
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